Victoria British Columbia

Cinque ore di volo da Toronto ed eccoci nel British Columbia … giusto il tempo di vedere dall’aeroporto i grattacieli di Vancouver e si decolla su un piccolo aereo da 30 posti direzione Victoria, la Capitale del British Columbia. Città simbolo di raffinatezza ed eleganza … ampi spazi verdi al posto di anonimi palazzoni, cura dei minimi particolari, fiori su ogni balcone e su tutte le strade della città, ritmi a misura d’uomo … questa è Victoria. Veloce passaggio in hotel e poi via alla scoperta della città. Il primo posto che attrae per la sua bellezza è lo splendido porto naturale, fronteggiato dalle limpide e turchesi acque oceaniche arricchito dalla straordinaria natura che lo circonda. Questo è in realtà il posto di partenza del vero motivo della nostra presenza a Victoria: da qui partono i whale watching tour, ma di questo parleremo poco più avanti.

 

IL PARLAMENTO, L’EMPRESS HOTEL E IL THUNDERBIRD PARK

Iniziamo la passeggiata verso il palazzo del parlamento, sede dell’assemblea legislativa, che ci affascina con le sue torrette, le sue cupole e le sue variopinte vetrate ma soprattutto vederlo di sera illuminato, come fosse un disegno, è di una bellezza superba e maestosa. A poca distanza il Royal British Museum che ospita una rara collezione di manufatti degli indiani della costa occidentale con accanto il Thunderbird Park dove sono posizionati un gruppo di totem frutto della mano di maestri intagliatori kwakwaka’wakw; si prosegue verso il Crystal Garden, la piscina coperta più grande del paese e poi verso il centro congressi Victoria la cui struttura è integrata e quindi da l’accesso al favoloso Fairmonth Empress Hotel, un antico palazzo a castello che si affaccia direttamente sul mare e che è considerato il monumento simbolo della città e tappa obbligata per ogni visitatore di Victoria; incantevole ed imperioso sia dentro che fuori, da una sensazione di ricchezza e lusso tipica delle residenze nobiliari del passato.

           

Si riprende Government Street, la via principale della città ornata da alberi magistralmente potati e begli edifici su entrambi i lati della strada per incamminarci verso Bastion Square da cui si raggiunge, fra due ali di bei palazzi antichi, il lungomare da cui si ha accesso al porto dove ferve una continua vita lavorativa.

ALLA RICERCA DELLE ORCHE

Si è fatto tardi, siamo stanchi e quindi si va a dormine; questa è la “notte prima delle orche” il vero motivo che ci ha spinto fin quaggiù, non ci resta che aspettare mentre l’adrenalina inizia a farsi sentire. Il giorno tanto atteso è arrivato, non piove e questa è già una bella notizia. Ci incamminiamo quindi verso l’Upper Harbor dove ci aspetta l’imbarcazione per l’escursione alle orche; è vero, siamo molto in anticipo, ma l’attesa è tanta, non potevo rischiare di arrivare tardi. Facciamo il biglietto e, visto che manca almeno un’ora alla partenza, visitiamo il vicino porticciolo che ci riserverà delle inaspettate e piacevoli sorprese.

Arriviamo e ci troviamo di fronte a tante piccole palafitte in parte destinate ad abitazione ed in parte ad attività commerciale; e tra queste ultime l’attività sicuramente più divertente è la vendita di pesci da dare in pasto alle foche che popolano la baia. Ci godiamo lo spettacolo grazie ad una signora che per quattro volte acquista un piattino di pesci a beneficio delle foche e dei turisti … peccato però che velocissimi uccelli simili a gabbiani riescano in molti casi ad anticipare le foche o addirittura a strappargli i pesci dalla bocca. Continuiamo il giro, visitiamo dall’esterno le palafitte ognuna con le sue caratteristiche ma soprattutto con le loro curiosità: c’è chi attacca sulle pareti esterne vecchi telefonini, chi una collezione di pinne. Nel frattempo è arrivata l’ora e torniamo nella zona di imbarco; qualche minuto e vediamo rientrare nella baia molte delle imbarcazioni che hanno fatto l’escursione del mattino e con loro anche quelle della “nostra” compagnia. Iniziano a scendere le persone i cui visi sono stranamente cupi; ci chiediamo quale potesse essere la causa di questo malumore e le ipotesi che facciamo sono due: la prima che dopo oltre tre ore di navigazione si siano un po’ infreddoliti la seconda, quella che non vorremmo fosse vera, è che non abbiano visto le orche. Purtroppo entrambe le cose sono vere. Saliamo sulla barca per primi e prendiamo posto sulla parte superiore all’aperto … fa un po’ freddo ma questa è la posizione migliore per vedere gli animali marini oggetto dell’escursione. Finalmente si parte ed ecco svelato il mistero; una delle ragazze dello staff ci dice che quella mattina di orche nemmeno l’ombra. Una smorfia di disappunto sui volti di tutti noi, tanta attesa per nulla, non può essere. Ci invitano a tenere gli occhi aperti e a dare subito segnale nel caso in cui vedessimo qualcosa. La giornata è fresca ma la navigazione con il vento in faccia aumenta la sensazione di freddo; il mare è comunque alquanto calmo ma purtroppo è calma piatta anche sul fronte avvistamenti; ad un certo punto l’imbarcazione inizia a rallentare, forse ci siamo ed invece no, siamo in prossimità di una serie di piccole isolette popolate, oltre che dall’immancabile faro color rosso, da leoni marini ed otarie; nelle vicinanze si vedono le pinne dei delfini venire a galla e saltare nell’acqua.

Riprendiamo la navigazione nella speranza di poter vedere il nostro obiettivo del viaggio a Victoria; il battello aumenta la velocità, il tempo passa e sembra che qualcuno inizi ad avere le visioni; ogni tanto qualcuno dei passeggeri compagni di viaggio indica con la mano di aver visto qualcosa, ma sono solo falsi allarmi. Ad un certo punto vedo che nella direzione verso la quale stiamo navigando puntano, provenienti sia da est che da ovest, altre imbarcazioni che sono quelle delle altre compagnie che organizzano le escursioni da Victoria. E’ proprio così che funziona, ogni compagnia parte verso una destinazione diversa dalle altre; in questo modo ognuno scandaglia una parte di territorio alla ricerca delle orche ed il primo che le avvista chiama a raccolta tutti gli altri; questo fa si che non ci sia competizione in termini di “avvistamento” in modo che tutti possano dare lo stesso servizio ai turisti. Ci siamo, in lontananza si iniziano a vedere questi grossi cetacei che spuntano fuori dall’acqua; ne vediamo 4 o 5 ma purtroppo, non essendo in branco, c’è da fare una scelta: si tenta l’appostamento per fotografarle oppure si rimane ad occhio nudo ad ammirare, seppur da una certa distanza (che speravo fosse minore), la danza delle orche? Opto per la seconda delle ipotesi e resto ad ammirarne, tentando di stare al passo con la loro velocità, i balzi fuori dall’acqua. Il momento è emozionante, ce l’abbiamo fatta, abbiamo visto le orche anche se speravo in un contatto più ravvicinato ma, viste le premesse, ci possiamo ritenere soddisfatti. Si riprende ad alta velocità, siamo in ritardo sui tempi di rientro, la rotta verso il porto di Victoria; possiamo rilassarci, scendere al piano inferiore ed entrare al caldo della nave.

2 Commenti

  1. Durante una visita turistica alla cattedrale anglicana Church of Christ di Victoria, la capitale del British Columbia, una guida mi fece notare che nel 1929 durante la costruzione della chiesa un pettirosso aveva costruito un nido sul capitello di un pilastro della navata.

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