MATERA – un presepe naturale permanente
Oggi Matera vive una certa visibilità internazionale per via della presenza sul suo territorio dei sassi; ma cosa sono questi sassi? Si tratta in realtà di un enorme agglomerato urbano in parte scavato ed in parte costruito che fondamentalmente si divide in due rioni, due quartieri molto antichi che prendono il nome di Sasso Barisano perché si affaccia a nord ovest verso Bari e Sasso Caveoso perché si affaccia verso Montescaglioso un paesino nella provincia di Matera un tempo chiamato Mons Caveosus o Cavea a ricordare che i sassi nascono in origine come caverne.
Da un punto di vista geomorfologico questi due rioni si devono immaginare come due piccole conche, ossia due valli naturali a forma di imbuto che a loro volta si aprono sul fianco di una profonda gravina che altro non è che una frattura carsica cioè un piccolo canyon scavato sull’altopiano delle Murge milioni di anni fa dalle acque meteoriche composto, per il 70/80 percento, da un tipo di roccia chiamata calcarenite di gravina che impropriamente viene chiamata tufo, in quanto il tufo è una pietra di origine vulcanica mentre questa roccia ha un’origine sedimentaria marina; dal punto di vista pratico queste rocce sono molto simili perché entrambe si presentano porose e friabili ma soprattutto sono facili da essere scavate ed è proprio questa natura morfologica della roccia che consentirà l’insediamento dell’uomo ed il suo perdurare per un arco temporale millenario.
Matera è stata definita dagli studiosi tra le tre città più antiche del mondo tanto che i primi ritrovamenti archeologici risalgono alla preistoria, al Paleolitico Medio per un periodo compreso tra i 40 e gli 80000 anni fa, ma sarà solo nel Medioevo che nascerà quello che gli studiosi hanno definito il fenomeno della civiltà rupestre; tale fenomeno inizia tra 7º e l’8º Secolo Dopo Cristo in concomitanza anche con l’arrivo a Matera di monaci provenienti dall’Oriente, i monaci basiliani grazie ai quali, ancora oggi, tra i sassi del Parco della Murgia si possono contare ben 156 Chiese rupestri, quasi tutte di culto bizantino.
Oltre ai luoghi di culto dal Medioevo inizierà a svilupparsi anche la città che all’origine era fatta come un grande alveare, composta da tante buche, disposte in file parallele su gradoni terrazzati, ognuna delle quali rappresentava l’ingresso a cavità in grotta.
Questo straordinario sistema urbano era stato concepito per essere funzionale alla raccolta delle acque piovane, in effetti con questo metodo le acque durante le piogge potevano essere raccolte dai piani superiori e per gravità essere trasferite a questo grande terrazzamento passando tramite le strade che nei sassi, non solo collegano queste rampe grottali, ma diventano dei grandi raccoglitori di acqua; ancora oggi la struttura dei gradoni e dei terrazzi fa sì che le strade passino sui tetti delle case.
Il modello del casale rupestre ossia della città scavata durerà fino al 1500, e per i tre secoli a seguire Matera conoscerà una forte espansione urbana che porterà alla nascita ed allo sviluppo del concetto della “casa grotta” ossia di quello che oggi viene chiamato Sasso … da questo periodo la città assumerà quindi l’aspetto che si può ammirare oggi, da qui queste antiche grotte medievali verranno ulteriormente ampliate e modificate ma questa volta tutto il materiale estratto verrà riutilizzato per costruire davanti alla grotta per cui al nucleo originale ipogeo si addosserà un avancorpo costruito in muratura la cui copertura, fatta con un’ampia volta a botte chiamata “lamione”, ha permesso di sopraelevarla di più piani fino a far nascere questo paesaggio dalle architetture così particolari da farlo definire un grande Presepe permanente; questo modus vivendi si protrarrà ed arriverà fino ai nostri giorni cioè fino alla metà del 1900. Sul finire dell’800 i sassi raggiungono una popolazione di quasi 20.000 persone concentrate in poco spazio tanto da poterli definire un formicaio umano, a tal punto che all’interno di ognuna di queste case/grotte erano residenti nuclei familiari sempre più numerosi addirittura anche di 15 persone che vivevano in questi ambiti umidi e disadorni, senza acqua corrente, senza servizi igienici ed in coabitazione con gli animali; conseguenza di ciò fu l’innalzamento del tasso di mortalità infantile che nel 1920 toccherà il 44%; la situazione divenne così disastrosa tanto da aprire un’inchiesta parlamentare che nel 1948 portò alla visita di Palmiro Togliatti il quale definì pubblicamente Matera con l’appellativo di “Vergogna Nazionale” destando un grande scandalo tra l’altro amplificato tre anni prima dall’uscita del romanzo “Cristo si è fermato ad Eboli” dello scrittore e pittore piemontese Carli Levi che fu una prima denuncia forte a questo mondo contadino.
Nel 1952 Alcide De Gasperi firmò la legge di stato in base alla quale i rioni di Matera saranno obbligati ad essere sfollati in quanto dichiarati inagibili; a fronte di ciò, nell’arco di un decennio, ci fu il trasferimento di tutta la popolazione dai Sassi in cinque nuovi rioni fatti di case popolari che lo stato Italiano fece costruire nelle periferie nuove della città; sul finire degli anni ‘60 i Sassi furono completamente svuotati e definiti il centro storico più grande al mondo in stato di abbandono; a tale abbandono inevitabile seguì il degrado che si protrasse per trent’anni durante i quali di Sassi furono trasformati in una grande discarica a cielo aperto.
Finalmente nel 1986, grazie all’istituzione della Legge speciale sui Sassi, partì un processo di risanamento e recupero che ancora oggi è in corso.
Quando i sassi furono svuotati nel 1952 le proprietà divennero proprietà del demanio per cui quando se ne iniziò il recupero si pensò di fare dei sassi non solo un grande museo a cielo aperto ma anche luogo vivo ed abitato; per favorire questo ripopolamento, da allora ed ancora oggi, chiunque voglia abitare nei sassi o aprire in essi una attività commerciale dovrà presentare una domanda al comune corredata da un progetto di recupero; se tale domanda venisse accolta, il richiedente godrà di una concessione di 99 anni con la clausola di seguire a proprie spese dei criteri di restauro molto rigorosi … grazie a ciò oggi tra i due rioni Caveoso e Barisano si contano più di 4.000 residenti e 500 attività commerciali.
Nel 1993 l’Unesco ha dichiarato Matera Patrimonio Mondiale dell’umanità e nell’ottobre del 2014 Matera è stata riconosciuta come Capitale Europea della Cultura per il 2019.
Finisce qui questo grande affresco storico che ripercorre questa lunga vicenda umana, una vicenda umana che oggi rappresenta anche un profondo riscatto sociale di questa civiltà contadina e che trasforma perciò i Sassi da Vergogna Nazionale a Patrimonio Mondiale dell’umanità.
Affacciandosi alla balconata su Piazzetta Pascoli, a ridosso di Palazzo Lanfranchi, si ha il primo approccio panoramico sui sassi e sull’altipiano della Murgia che gli fa da sfondo che con il suo nucleo di grotte scavate in epoca medievale rappresenta il primo nucleo abitato dei Sassi; tale grotte furono usate soprattutto dai pastori e dalle comunità eremitiche che arrivavano nell’entroterra materano.
Ed è da qui che parte la visita ai sassi scendendo per la Calata Lidola che porta alla strada principale del nucleo storico di Matera in quanto lega ad anello i due rioni, il Caveoso ed il Barisano; fino al secolo scorso, prima della sua costruzione al suo posto scorrevano, sia nell’imbuto del caveoso che in quello del barisano, due torrenti naturali chiamati “grabiglioni” e per passare da una parte all’altra era quindi necessario costruire dei ponti o delle passerelle in legno.
Le persone che abitavano nei sassi antistanti tali torrenti non disponevano di servizi igienici tant’è che al posto del water veniva usato il “cantero” cioè un vaso di terracotta di forma cilindrica con un tappo di legno; quando il vaso si riempiva il contenuto veniva svuotato direttamente nei torrenti che diventavano quindi delle fogne a cielo aperto. Nel 1936, per sopperire a questo problema, finalmente fu progettata e realizzata la attuale strada di comunicazione che, nello stesso anno, venne inaugurata ufficialmente da Mussolini.
Al centro del Sasso Caveoso si erge una spettacolare rupe che sembra quasi un Presepe naturale che si chiama la Rupe dell’Idris o Rupe del Monterrone scavata al suo interno già in epoca medievale dove ci sono decine di grotte usate come abitazioni, come locali di servizio, magazzini e stalle; in cima alla rupe la presenza di una croce in ferro battuto indica la presenza di due chiese rupestri, Santa Maria di Idris e San Giovanni in Monterrone completamente scavate nella roccia, comunicanti tra di loro, che vantano più di mille anni di storia.
Nella Chiesa di Santa Maria di Idris si può ammirare un affresco rappresentante l’Annunciazione con la Madonna che riceve l’annuncio sotto forma di colomba mentre nell’abside si conserva un affresco che raffigura la Madonna dell’Idris di colore azzurro; quest’ultimo affresco è stato realizzato sopra un dipinto più antico che è stato tagliato e che raffigurava il Dio Onnipotente rappresentato a sua volta con un triangolo. L’altare presente in questa chiesa è costruito in tufo locale con lo scopo di emulare gli altari delle chiese barocche fatti di marmo.
Nella Chiesa di San Giovanni in Monterrone molti dei dipinti sono stati persi per vari motivi ma quelli rimasti coprono un arco temporale vastissimo che va dal X al XVII secolo.
All’ingresso della chiesa in una lunetta che anticamente ospitava un altare si può trovare quel che resta di un dipinto che rappresenta un Cristo Pantocratore (XI secolo) raffigurato a mezzo busto con la mano destra che benedice e con la mano sinistra che regge un libro aperto, il libro della creazione.
Tale dipinto è rimasto fino ad oggi quasi in chiaroscuro avendo perso molto del suo colore ma come si può vedere ci restituisce un volto del Cristo straordinariamente simile a quello della Sacra Sindone. Nella lunetta è visibile anche una iscrizione latina che recita “Io sono il Salvatore del mondo e adoratore della vita”.
Tra gli altri affreschi presenti nella Chiesa da citare un San Nicola vescovo del XIII secolo ed un Arcangelo Michele di cui resta solo qualche traccia mentre, di straordinaria bellezza e perfettamente conservati sulla parete sinistra vicina all’uscita della chiesa, si possono ammirare due dipinti massima espressione della scuola bizantina ossia a sinistra San Giacomo Maggiore ed a destra San Pietro Apostolo rappresentato con la chioma riccia.
Lasciate le chiese rupestri è possibile visitare una casa cisterna, ossia una casa grotta che presenta un sistema di approvvigionamento idrico con il quale l’acqua confluisce dentro l’abitazione tramite un condotto scavato nella roccia e dai tetti delle case scendendo per gravità ed andando quindi ad alimentare poi la cisterna ubicata sotto la grotta.
Proseguendo da Via Bruno Buozzi a Via Madonna della Virtù si arriva alla Chiesa di San Pietro Caveoso ed al belvedere che permette l’affaccio sul canyon e sull’antistante parco delle Murge. Risalendo verso il Sasso Barisano si arriva alla Civita, antico insediamento abitato di Matera, ed al Duomo.
Finisce qui la visita ai Sassi di Matera, uno scorcio sulla bellezza naturale della città, sulla sua storia e su quella dei suoi abitanti.
GRAVINA IN PUGLIA – la sorella sfortunata di Matera
A pochi chilometri da Matera sorge Gravina in Puglia, la sorella sfortunata di Matera; entrambe infatti sorgono sullo stesso crostone di terra, la gravina, fatto di canyon e cavità carsiche che, in quei buchi nella roccia, nascondono chiese rupestri, affreschi e abitazioni antichissime.
La chiesa rupestre San Michele delle Grotte è sicuramente la visita da non mancare se ci si trova a Gravina; si tratta di una chiesa interamente scavata nella roccia in cui le navate, le colonne e gli archi sono intagliati nel tufo.
Nella zona dell’altare restano ancora visibili alcuni affreschi come quello di una Crocefissione, di un Cristo Pantocratore che indica l’onnipotenza del Signore ed ai lati due Santi, San Michele e San Paolo con i volti senza espressione tipici dell’arte bizantina; nella stanza attigua ci sono cumuli di scheletri ed ossa che appartengono agli antichi abitanti di Gravina che vennero sterminati, intorno all’anno mille, durante un attacco da parte dei Saraceni.
Da qui si può volgere lo sguardo sulla gravina che regala panorami notevoli sulla gravina e sul complesso rupestre delle sette camere che costituisce la chiesa.
Risalendo dalla Chiesa rupestre di San Michele delle Grotte si torna su Piazza Benedetto XIII dove fanno bella mostra la fontana delle 4 fontane costruita per portare l’acqua in città, la statua del Pontefice nato a Gravina e la Cattedrale dal cui belvedere si può ammirare la gravina ed il ponte viadotto sul torrente gravina.
Da non perdere la passeggiata sul ponte viadotto, una struttura ad archi che collega i due versanti della città per arrivare fino alla Chiesetta della Madonna della Stella; da qui invece il panorama è tutto sul complesso abitato di Gravina.
Dove alloggiare
A Matera e dintorni la ricettività è decisamente elevata anche grazie all’elevato numero di bed & breakfast e di case vacanze … meno numerosi gli hotel anche perché l’avvento del concetto di bed & breakfast così come oggi concepito in Italia permette di aprire dei veri e propri hotel con notevoli sgravi fiscali.
La nostra scelta è stata quella di alloggiare a Gravina in Puglia un po’ per avere più tranquillità rispetto a Matera ed un po’ per darci la possibilità di visitare anche questo angolo di Italia molto simile nelle sue caratteristiche a Matera ma molto meno conosciuto.
Il bed & breakfast scelto è stato “Le stanze del Console”, proprio al centro di Gravina in Puglia … molto accogliente con stanze pulite ed ospitali, colazione a buffet decisamente soddisfacente per la tipologia di pernotto scelto; sicuramente da consigliare.
Quello che non è consigliabile è avventurarsi, chiaramente a me è successo senza saperlo in cerca di un parcheggio vicino al B&B, nelle stradine strette di Gravina dove ho seriamente rischiato di restare incastrato con la mia automobile.
Attenzione nella scelta del B&B a Matera, sicuramente pittoresco arrivare ad alloggiare nei sassi ma in alcuni casi potrebbe essere alquanto scomodo.
Cosa mangiare
Oltre a dover assaggiare la focaccia, il piatto da non perdere per via della peculiarità propria del posto è la pasta con la mollica fritta ed i peperoni cruschi; la presenza di antipasti misti ci ha poi permesso di assaggiare anche gli altri piatti caratteristici del posto tra cui spiccano la purea di fave e cicoria e il piatto povero per eccellenza ossia le polpette di pane.
A Gravina all’Osteria Radici ottimi i primi a base di cime di rapa e formaggi locali, gli antipasti misti oltre alla presenza dell’ottima birra artigianale “Musa” fatta direttamente dal proprietario.