Pubblico quanto ricevuto da un amico … probabilmente una storia di tanti che, diffusa nel modo più ampio possibile, può servire alla prevenzione … sentire i messaggi che qualche volta il nostro cuore ed il nostro corpo ci trasmettono può salvarci la vita. Se potete datene la massima diffusione.
Faccio sport, 10 ore a settimana di tennis e quando sono lontano dai campi, una corsetta di 45 minuti per tenermi in allenamento.
Non fumo più (oramai da 20 anni) ma da giovane fumavo solo 6-7 sigarette al giorno
Ogni 2 anni faccio un check up completo offerto dalla mia Azienda con risultati molto confortanti.
Per contro posso dire che compenso gli eccessi sportivi con quelli alimentari. 6-7 caffe al giorno e dosi generose di pane, salumi e formaggi con conseguente colesterolo alto (ho sempre odiato quella pubblicità che criminalizza chi ha più di 220 di colesterolo).
Ad Agosto non potendo giocare a tennis, sono uscito per il parco e ho iniziato a correre… neanche 100 metri e mi sento una moderata pressione sul petto e la carenza di aria. Mi preoccupo, cammino, poi riprendo a corricchiare. Ancora questo fastidio. Decido di camminare per 5 minuti e riprendo la corsa. Ancora questo dolore. Decido di rientrare camminando, ma poi, le gambe si mettono in moto per la quarta volta e il problema scompare: inizio a correre senza problemi. Senza strafare, torno a casa con un pensiero… sarà il cuore?
In quei giorni di agosto imparo a gestire il dolore per riuscire a correre, almeno un po’. Prima una camminata veloce, poi una corsetta leggera, poi alterno fastidio e camminate, poi corro come non ci fosse stato mai un problema.
Tornato ai miei amati campi da tennis mi ritrovo nella stessa situazione. Dieci minuti di sofferenza e poi, veloce come il vento per oltre due ore. Non sono mai stato un campione, ma corro tantissimo e ho una grande capacità di recupero.
Ero convinto di aver trovato la strada per condividere la mia passione con il fastidio al petto.
Mi dicevo: il cuore si fa sentire con maggior dolore, questo è un affaticamento muscolare dovuto ai miei 58 anni. Fatto sta che nei mesi successivi il problema passava da 10 minuti a venti a mezz’ora. Una domenica di gennaio ho giocato un’ora con l’handicap per trascorrere altre due ore sui campi correndo come il vento.
L’ultima partita due giorni dopo. Già il problema si è manifestato nella piccola passeggiata per arrivare al circolo. Comincio a giocare, e ho sentito un piccolissimo fastidio al braccio. La parola “cuore” mi è risuonata in testa. Non ho nemmeno atteso che rientrasse il fastidio. Abbiamo smesso di giocare quasi subito.
Ne ho parlato con la mia dottoressa che ha detto per la prima volta la parola “angina” e mi ha consigliato riposo e test cardiologici da sforzo.
Una settimana dopo faccio questo test da sforzo che risultava negativo. Nonostante questo, la mia cardiologa considerava importanti i miei sintomi soprattutto se associati alla familiarità (mio fratello aveva messo due stent nel 2005). Nel frattempo la situazione peggiorava, diventava difficile anche fare 100 metri a piedi o salire la rampa del garage. Risultato: coronarografia, dalla quale risultava che la situazione delle mie coronarie aveva superato la possibilità di essere riparata in angioplastica e si rendeva necessario un intervento per tre bypass.
Dopo solo tre giorni dall’intervento, mi hanno messo in piedi e iniziato la riabilitazione.
La mia fortuna (aiutata dalle persone che ho incontrato e dalla mia famiglia) è che il cuore ha retto a tutti gli stress cui era stato sottoposto senza procurare nessun infarto.
Fra pochi giorni potrò riprendere a giocare a tennis, spero.
Maurizio