USHUAIA
Si parte alla volta di Ushuaia la città alla “fin del mundo”, quella che ha sempre stuzzicato la mia fantasia; il volo è tranquillo, dal finestrino si inizia ad intravedere il mix di colori delle montagne innevate che stiamo sorvolando e poco più in là il blu del mare con le tante isolette che compongono questa specie di arcipelago; e poi eccola, la pista di atterraggio ricavata su un lembo di terra in mezzo al canale di Beagle, quello è l’aeroporto Malvinas di Ushuaia, cavolo quanto sembra piccola e corta la pista, siamo ancora sul mare ed invece ecco il carrello che tocca terra, sono le 21.30 e siamo atterrati … l’adrenalina è a mille, l’emozione alle stelle, ritiriamo il bagaglio, usciamo e fa freddo (ci saranno 2-3 ° ed io sono in bermuda) ma finalmente ci siamo, siamo nella città della “fin del mundo”, la città più australe della terra, dopo di lei solo Capo Horn ed i ghiacci dell’Antartide … ho i brividi, ma non sono per il freddo !!!
Un breve tragitto ci porta al nostro hotel nel centro della città, una doccia e poi subito fuori, non voglio perdere neanche un minuto di questa esperienza; è ancora giorno, qui fa buio alle 23.00 e giorno alle 03.00 del mattino, il cielo è limpido, i colori sono incredibili, difficile da spiegare, è un’emozione unica.
Stanotte si dorme nella città alla “fin del mundo” !!!
Parco Nazionale della “Tierra del Fuego”
Qui siamo proprio in fondo dove finisce la Ruta Nacional n° 3 che da Buenos Aires parte e corre lungo l’oceano per 3050 Km e dove confluisce anche la Panamericana che inizia dalla lontana Alaska; più giù di qui, via terra, non si può proprio andare !!!
Arriviamo al Parco Nazionale della Terra del Fuoco, siamo nella parte più meridionale della foresta andina-patagonica, tra grandi insenature e piccole spiagge circondate da imponenti montagne (di fronte a noi si staglia maestosa la cordigliera delle Ande) e vallate create dall’erosione glaciale. Qui i primi uomini ad abitarvi furono i yamana oltre 10.000 anni fa i quali si accamparono sulle spiagge ed a bordo di canoe, sulle quali accendevano il fuoco per riscaldarsi (da qui il nome terra del fuoco), cacciavano mammiferi marini; oggi i resti di mitili ricoperti di erba indicano le zone dove vissero queste antiche popolazioni.
Appena arrivati al Parco della Terra del Fuoco la prima cosa che si vede è il Correo ossia l’ufficio postale più a sud del mondo; e qui è inevitabile una sosta per quello che è e resterà il più bel souvenir della mia vita: il timbro ed il francobollo sul mio passaporto … adesso anche io posso dire di esserci stato.
Sbrigate le formalità “postali” si parte per il trekking attraversando boschi per poi ritrovarsi, di tanto in tanto, su una delle tante spiagge delle baie che costituiscono questo meraviglioso parco; vediamo il “caminito” picchio dal becco rosso, il castoro, il condor delle Ande, la rigogliosa flora del bosco e la fauna marina; ci aspettano 8 Km di cammino su sentieri più o meno scoscesi e, tra una foto e l’altra, ecco che la nostra guida Valentine ci fa fare la prima sosta a quello che lui chiama il “bar con vista sulla baia” … in effetti ci aspettavamo tutti un rifugio, un qualcosa che assomigliasse ad una baita, ed invece niente di tutto questo; in realtà non c’è nessun bar ma uno spiazzo verde su una altura da cui si domina la baia, uno spettacolo mozzafiato da vedere in attesa che Valentine ci prepari tè, caffè e mate e ci offra anche un muffin … cavolo, ecco cosa aveva in quello zaino che si è portato sulle spalle.
Dopo esserci rifocillati, siamo pronti per riprendere il cammino verso baia Lapataia che è sicuramente uno dei posti più interessanti del parco … i colori del mare si fondono con quelli del bosco e delle montagne, un posto di quelli che si vedono solo nei film, forse.
Riprendiamo la marcia ed intorno alle 13.00 abbiamo completato il tragitto, arriviamo al campo base dove ci aspetta Leo che, in attesa del nostro arrivo, ha acceso il fuoco e preparato il barbecue … per pranzo troviamo il tavolo apparecchiato in un tendone con bevande, formaggi, salumi argentini e pollo cotto alla brace.
Finita la “siesta” eccoci pronti alla seconda parte dell’avventura in canoa tra i laghetti e le baie della Tierra del Fuego … indossiamo pantaloni impermeabili e stivaloni di gomma gentilmente concessi dalla ditta “Leo-Valentine” … sono state quasi due ore di navigazione in canoa attraverso paesaggi di bellezza incomparabile, con passaggi su piccole rapide, sotto ponticelli che ci costringevano a passare stando sdraiati sulla canoa e con lo sguardo al cielo per vedere da lontano i condor delle Ande.
Torniamo a terra, riprendiamo le nostre sembianze senza muta e stivali di gomma, una foto ricordo davanti all’insegna di Baia Lapataia e via sul pulmino ognuno verso il proprio hotel … è stata una escursione faticosa ma straordinaria, anzi credo che mai in nessuna vacanza avevo passato una giornata avventurosa, bella, intensa e da ricordare come questa; ci congediamo dai compagni di avventura e dalle guide non prima di esserci fatti consigliare da Valentine un posto dove mangiare la famosa “Centolla”, il granchio reale che si trova solo a queste latitudini e si pesca proprio nel canale di Beagle e che abbiamo accompagnato con la Beagle, una birra artigianale doppio malto da 5,8°che viene prodotta e si trova solo qui.
Finita la cena ci concediamo una passeggiata sulla via principale (San Martin) e poi via verso il mare ad assistere ad uno spettacolo da sogno: il tramonto più a sud del mondo, tra le montagne ed il canale di Beagle … mano alla macchina fotografica per rivivere nel futuro, su foto, quello che stanno vedendo adesso i nostri occhi.
E’ proprio tardi, siamo stanchi, andiamo a dormire … ma che giornata è stata !!!
Canale di Beagle
Piove ed abbiamo la mattina libera in quanto l’escursione programmata per la navigazione del canale di Beagle parte alle 15.00 …abbiamo il tempo per scoprire qualcosa di nuovo su questa città di 70.000 abitanti che solo 30 anni fa ne contava meno di 7.000, un esodo di persone che, soprattutto da Buenos Aires si è spostato per motivi principalmente di lavoro e che avrà fatto perdere un po’ della magia che poteva avere questo posto così lontano e sperduto quando contava solo poche anime.
Se mai ce lo fossimo dimenticati i cartelli stradali che indicano le distanze con tutte le principali città del mondo ci fanno ricordare che siamo alla fine del mondo … Parigi oltre 13.000 Km, New York oltre 10.000 Km, Tokio più di 17.000 Km e Roma 13.651 Km … forse un po’ turistico, ma rende bene l’idea.
Alle 15.00 si parte in catamarano per l’escursione sul canale di Beagle, una marea di isolette sparse qua e là nelle acque di Ushuaia; il mare è scuro color blu cobalto solcato dal bianco della scia dell’imbarcazione che ci ospita, il vento e la pioggia sono impietosi ma restiamo comunque fuori (non è proprio il caso di fare questa gita restando all’interno della barca) … andiamo prima in direzione del faro di San Juan de Salvamento reso famoso da Jules Verne ne “Il faro in capo al mondo”, poi verso un’isola abitata da cormorani e quindi verso un grande scoglio dove vivono pinguini e leoni marini; la pioggia, seppur lieve, è incessante ma non ferma la nostra voglia di visitare a piedi anche l’ultima isoletta del canale.
A bordo della barca ci offrono in continuazione da bere (te, mate e caffè caldi) e da mangiare (pasticcini e biscotti) … io ne approfitto anche per “regalarmi” una tazza ricordo.
E’ tempo di cena, anche stasera la dose di proteine è servita.